lunedì 1 novembre 1993

En Xena Xenos

En Xenai  Xenos1
  
     Come dicevano gli Iron Maiden? “Straniero in terra straniera / Terra di ghiaccio e neve / Intrappolato in questa prigione / Sperduto e lontano da casa2. Così si sente stasera Marco Male. Bloccato in questo squallido locale da qualche parte di questa città assediata dalla neve.
     Tutto ha inizio otto giorni fa quando Marco riceve una telefonata da un amico del Nord che lo invita a passare da lui una settimana insieme ai soliti amici di sempre (“Sai, una roba tra il grande freddo senza morti e i films di Salvatores, insomma la solita storia”).
     Concordati i nominativi e fatti i bagagli lo staff romano parte per la sua vendetta sui barbari che osarono attaccare la Città Eterna e i primi sei giorni passano portando con se’ Reggae, notti insonni e placido cazzeggio.
     La sera del settimo giorno i nostri hanno tutte le intenzioni di seguire l’esempio del Signore e riposarsi; vengono invece invitati a partecipare alla festa nel locale squallido di cui sopra, organizzata proprio in onore della loro partenza.
     L’atmosfera è noiosa, la musica assordante e il bar è sprovvisto di Absolut. La pista è affollata da gente annoiata che cerca il suicidio affogando nel sudore. Marco, che non balla, sta seduto su un divanetto buio a scaldare un bicchiere di Rum cubano facendo finta di ascoltare un tipo del cui discorso non sente nemmeno una parola. I compagni di razzie, sconfitti dall’alcol e dal THC, agonizzano in altri divanetti o al cesso.
     Finalmente, dopo un numero tot di ore, il locale comincia lentamente a svuotarsi. Radunati i resti del drappello e fatti i saluti di dovere, Marco si avvia verso l’uscita. Sulla porta si imbatte in una ragazza che lo saluta imbarazzata e lo guarda con lo sguardo ho-una-gran-voglia-di-fondermi-con-te -ma-sono-troppo-timida, lui atteggia il volto a spiacente-ma-sono-troppo-bruciato-dalla-vita ed esce pensando che forse ha rinunciato a un piacevole fineserata, ma ha lasciato dietro di se’ l’ennesimo cuore incrinato e ciò gli regala una piacevole sensazione lungo la spina dorsale.
     Fuori, nella nebbia del piazzale, viene assalito dal tipo della tipa, della quale evidentemente aveva frainteso lo sguardo, geloso nonché offeso che la “sua donna” sia stata rifiutata.
     Marco è un nonviolento, ma non un fesso e reagisce all’attacco: compie una serie di rapidi movimenti, poi lo fissa e gli fa: “Probabilmente non hai capito quello che ti è successo, perciò te lo spiego: la chiave della manette che ti stringono i polsi dietro la schiena è allucchettata ad uno dei passanti anteriori dei tuoi jeans, la chiave del lucchetto ce l’ho io; perciò se vuoi liberarti devi trovare qualcuno che ti cali i calzoni. Riportami tutto domattina alle undici alla stazione centrale e ore levati dalle palle. Stop”. Dopodiché monta tranquillamente in macchina lasciandolo ad urlare istericamente cercando di radunare gli amici troppo ubriachi per capire qualcosa e parte in direzione Sud.
     La cosa che lo fa più ghignare in tutta questa storia è che domani alle undici meno un quarto, mentre lui sarà già alle porte di Roma col sole che lo scalda attraverso il parabrezza, una nutrita schiera di teste di cazzo incazzate batterà alla sua ricerca la stazione centrale di una nebbiosa città del Nord assediata dalla neve.

1  “straniero in terra straniera” (greco) in originale era in caratteri greci. Ma a quanto pare su splinder il font "symbols" non riscuote gran successo...
2  “Stranger in a Strange Land”  dall’L.P. “Somewhere in Time”